
Domenica 16 aprile ricorre la Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti: ogni anno, grazie alle donazioni e ai trapianti, migliaia di persone trovano una cura efficace e tornano a vivere una vita piena. Nel 2022 in Italia sono aumentati i trapianti e le donazioni di organi, tessuti e cellule staminali emopoietiche. Una crescita che conferma il positivo trend già registrato nel 2021. Decidere di donare gli organi e i tessuti è un gesto di grande generosità. Nel nostro Paese, i principi della gratuità, libertà, consapevolezza, volontarietà e anonimato sono trasversali a tutte le tipologie di donazione e sono posti a tutela del donatore e del ricevente.
Aderendo alla campagna nazionale di sensibilizzazione, il prossimo giovedì 13 aprile il personale del Coordinamento prelievi organi e tessuti del Sant'Andrea sarà a disposizione dei cittadini per approfondire tutti gli aspetti legati alla donazione e per raccogliere le manifestazioni di volontà alla donazione con un punto informativo presso l'ingresso sito in prossimità del Pronto Soccorso.
Ridurre il gender gap in sanità e promuovere una cultura del rispetto dei diritti e della persona: un convegno organizzato dall’Ospedale Sant’Andrea e dalla Facoltà di Medicina e Psicologia di Sapienza nell’ambito della campagna #Lottocontrolaviolenza

Roma, 06.04.2023. La maggioranza del personale impiegato in sanità è rappresentato da donne, ma neanche un terzo di loro occupa una posizione apicale. A confrontarsi sul “soffitto di vetro” che è ancora sopra la testa degli operatori sanitari sono esponenti del mondo istituzionale e culturale, presenti oggi all’incontro organizzato dall’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea e dalla Facoltà di Medicina e Psicologia di Sapienza Università di Roma per offrire un contributo concreto al superamento del gender gap in sanità. Diverse le politiche e gli strumenti realizzati per abbattere le barriere che rendono difficile una sostanziale parità di opportunità tra uomini e donne; “un percorso lungo, in salita e accidentato, ma un percorso di civiltà” ricorda la Rettrice di Sapienza, Antonella Polimeni, nel suo videomessaggio di apertura. Ne è una testimonianza viva la partecipazione all’incontro della Consigliera Nazionale di Parità, Francesca Bagni Cipriani, figura istituita presso il Ministero del Lavoro per la promozione e il controllo dell'attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e di non discriminazione tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Nel ribadire le funzioni sanzionatorie e premianti del suo ruolo, la Consigliera ricorda come il nostro Paese stia seguendo le indicazioni europee per le politiche di riduzione del gender gap, anche se – guardando ai numeri - abbiamo ancora un differenziale di genere inarrestabile.
E la sanità non fa eccezione. I numeri riportati dal Direttore del Dipartimento di emergenza urgenza del Sant’Andrea, Monica Rocco, sono esemplari: in Italia solo il 17% dei direttori di unità di anestesia e rianimazione è donna (64/374). Se ci voltiamo indietro, di strada per chiudere il gap ne è stata fatta. Tuttavia i timidi spiragli di una parità di genere si assottigliano quando guardiamo ai percorsi di carriera e ai salari; un soffitto di vetro che è appesantito, ricorda Donatella Caserta, Direttore del Dipartimento di Scienze ostetrico ginecologiche e pediatriche, anche da quel “muro” che ancor’oggi rappresenta la maternità per il successo professionale.
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Dai tumori alle aritmie cardiache: l’accuratezza millimetrica del trattamento radioterapico utilizzata per determinare la morte delle cellule cardiache responsabili delle aritmie.

Realizzato il primo trattamento di radioablazione al Sant’Andrea, l’innovativa tecnica radioterapica utilizzata per eradicare definitivamente un’aritmia ventricolare minacciosa per la sopravvivenza del paziente. Si contano sulle dita delle mani i casi al mondo affrontati con tale metodologia: con la stessa accuratezza e precisione millimetrica con cui vengono trattati tumori primitivi o metastatici, è stata rilasciata una dose di radiazioni, pari a 25 Gy in singola somministrazione, sul tessuto cardiaco, che ha determinato la morte delle cellule responsabili dell’aritmia. Il progetto di cura, frutto dei progressi e delle conoscenze raggiunte con le radiazioni ionizzanti in ambito oncologico e neurologico, è stato messo a punto grazie alla sinergica collaborazione tra l’Unità di Cardiologia, diretta da Emanuele Barbato, e l’Unità di Radioterapia, diretta da Mattia Falchetto Osti.
Le aritmie sono generalmente trattate con la terapia farmacologica antiaritmica e con l’ablazione. Quest’ultima si ottiene inserendo dei cateteri all’interno del cuore, mediante i quali si risale alla sede di origine ed alla genesi dell’aritmia. Una volta acquisite queste informazioni, i cateteri introdotti, mediante energia a radiofrequenza, generano delle microlesioni sul tessuto cardiaco in grado di interrompere il cortocircuito responsabile delle aritmie, pericolose per la vita dell’individuo. Laddove la metodica non è consentita o non è risolutiva, perché l’area responsabile dell’aritmia è troppo estesa oppure situata in regioni che potrebbero subire dei danni irreversibili, si può ricorrere alla radioterapia. Il trattamento ionizzante è in grado di distruggere l’area responsabile dell’evento aritmico, in modo non invasivo (senza intervento chirurgico) e con bassissimi rischi per il paziente. La messa a punto del programma terapeutico si è resa possibile grazie al supporto degli elettrofisiologi dell’Ospedale Sant’Andrea, Francesco Spera e Roberta Falcetti, i quali attraverso un mappaggio endocavitario hanno individuato la zona responsabile dell’aritmia, su cui successivamente l’equipe radioterapica di Mattia Falchetto Osti ha realizzato un programma personalizzato di terapia. Ad oggi la procedura di radioablazione, avvenuta in regime ambulatoriale, è risultata efficace e il paziente, rientrato a casa, non ha più mostrato eventi aritmici; resta comunque sotto stretto monitoraggio, effettuato a distanza mediante una piattaforma collegata agli ambulatori cardiologici.
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Si celebra oggi la Giornata Mondiale dell’Endometriosi, una malattia invalidante di cui soffrono 190 milioni di donne e adolescenti nel mondo, il 10-15% delle donne italiane in età riproduttiva, soprattutto nella fascia di età tra i 25 e i 35 anni.
Il sintomo principale dell’endometriosi è il dolore, a volte non riconosciuto e sottovalutato, ragion per cui spesso questa malattia diventa sempre più ingravescente; viene anche chiamata “malattia dell’icebarg” proprio perché spesso la diagnosi è tardiva o occasionale. L’endometriosi può influire sulla qualità di vita delle donne, incidendo sulla vita personale, sullo studio, sul lavoro, oltre ad essere un importante fattore nella riduzione della fertilità della donna.
In una videointervista su Repubblica.it la Prof.ssa Donatella Caserta, Direttore DAI Scienze Ostetrico, Ginecologiche e Pediatriche del Sant'Andrea e ordinario di Sapienza Università di Roma, spiega cause, sintomatologia e fornisce da ultimo un consiglio, rivolgendosi soprattutto alle mamme: quando le figlie soffrono di un forte dolore durante le mestruazioni o accusano un importante dolore pelvico, anche al di fuori delle mestruazioni, è necessario fare un controllo ginecologico. Eseguendo per tempo una visita ginecologica si individua e si controlla la malattia endometriosica e si riesce ad avere una gravidanza in maniera spontanea, senza dover ricorrere ad interventi chirurgici o terapie particolari.
L’Unità di Ginecologia dell’Ospedale del Sant’Andrea offre visite ginecologiche volte alla diagnosi precoce della malattia. Vengono eseguiti anche interventi chirurgici mininvasivi con l’impiego del robot chirurgico per ridurre la presenza del tessuto endometriosico, procedura che, in combinazione con la terapia medica, determina la possibilità di salvaguardare l’apparato genitale femminile e migliorare la qualità di vita di vita della paziente.