Continuiamo il percorso avviato con la Conferenza dei Servizi del 15 dicembre scorso con il secondo degli approfondimenti dedicati a “Come è cambiata la rete dell’emergenza”. Un excursus sul lavoro fatto nell’ultimo anno per riorganizzare il Pronto soccorso del Sant’Andrea che resta un elemento strategico con forte incidenza su tutte le attività ospedaliere, commenta il Preside Prof. Erino Angelo Rendina. Per questo – aggiunge il Direttore Generale, Dott.ssa Daniela Donetti- nel primo anno di pianificazione strategica 2023-2025, tanta attenzione è stata focalizzata nelle azioni volte a ottimizzare il sistema dell’emergenza, con la riorganizzazione dei percorsi, dei fast track per le urgenze minori, la revisione delle procedure, la razionalizzazione degli spazi fisici, l’attivazione di un punto accoglienza dedicato e, non ultimo, del triage avanzato. Una riorganizzazione che ha visto un riconoscimento importante con il disegno della nuova rete ospedaliera regionale 2024-2026, che consentirà al Sant’Andrea di passare da 421 posti letto ordinari a 509.
L’aumento delle degenze è un elemento cruciale, laddove il tempo di permanenza in Pronto Soccorso è strettamente legato alla capacità di assorbimento da parte dei reparti. Tanto quanto la capacità di accompagnare il paziente verso setting assistenziali alternativi e più appropriati rispetto all’ospedale, come hospice, centri di salute mentale, residenze sanitarie. Un lavoro importante che – come approfondisce il Prof. Luciano De Biase, responsabile del Boarding - nel quotidiano esame caso per caso, in collaborazione con i pazienti, i caregiver e i medici di medicina generale, ha visto una riduzione del 25% della domanda di ricovero ospedaliero. Un risultato raggiunto anche grazie al lavoro della Centrale Operativa Ospedaliera che funge proprio da raccordo tra le strutture ospedaliere, comprese il Pronto Soccorso, e il territorio, ottimizzando la presa in carico del malato e indirizzandolo al giusto setting assistenziale – racconta la Dott.ssa Roberta Coluccia, medico di Direzione Sanitaria.
Se il tempo di permanenza resta quindi il fattore strategico per l’efficientamento del Pronto Soccorso, fondamentale è stato attivare il triage avanzato al Sant’Andrea. Infermieri - appositamente formati - effettuano accertamenti come l’ECG o esami del sangue - spiega Daniele De Nuzzo, Funzione Organizzativa del DEA - perché i referti siano già disponibili al momento della valutazione clinica del medico, con conseguente vantaggio sui tempi di diagnosi e trattamento.
Restano sul tavolo criticità che – anche dallo schietto confronto tra la Prof.ssa Monica Rocco, Direttore DEA del Sant’Andrea, e il Prof. Francesco Pugliese, Direttore DEA, Aree Critiche e Trauma del Policlinico Umberto I, intervenuto in aula per portare l’importante esperienza di un DEA di II livello – sono condivise dalle strutture ospedaliere: una domanda ancora molto alta di servizi di emergenza o un numero ancora troppo alto di accessi inappropriati restano problematiche aperte. Massimo deve essere l’impegno per una riorganizzazione che possa ridurre al minimo l’impatto di tali criticità.
L’insieme di azioni e strategie operative, dunque, messe in atto al Sant’Andrea per arrivare all’obiettivo comune di una riduzione dei tempi di permanenza del paziente in Pronto Soccorso sembra andare nella direzione giusta. La Dott.ssa Giovanna Murante, Direttore del Pronto Soccorso, mostra, dati alla mano, come la riorganizzazione effettuata abbia già portato notevoli vantaggi, considerando ad esempio che il 65% dei pazienti non viene trattenuto oltre le 8 ore dalla presa in carico. Un lavoro importante che contribuisce alla soddisfazione di pazienti e familiari, ai quali è riservato un punto di accoglienza con personale dedicato al contatto e all’informazione, a beneficio – spiega la Dott.ssa Cristina Di Florio, coordinatrice infermieristica del PS - di una più serena relazione tra operatori e caregiver e di una netta riduzione delle aggressioni ai sanitari.