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Infertilità maschile: il punto della situazione con il Prof. Fernando Mazzilli
a cura della UOS Comunicazione, marketing e URP

L’infertilità è definita come assenza involontaria del concepimento dopo almeno un anno di rapporti sessuali mirati o quantomeno non protetti. In realtà la definizione andrebbe rimodulata, distinguendo tra condizione di “sterilità” (che riguarda un numero ridotto di situazioni, ed in cui non è possibile risolvere il problema) e “ipofertilità” (che per fortuna riguarda la maggior parte dei casi, ed in cui è possibile con opportuni presidi terapeutici risolvere il problema). Una condizione di ipofertilità/sterilità riguarda circa il 20% delle coppie.
Ad accentuare il problema, almeno nel mondo occidentale, concorrono sicuramente fattori socio-economici, che ritardano la pianificazione familiare verso fasce di età in cui la fertilità tende ad essere naturalmente ridotta. In particolare, il fattore maschile risulta preponderante nel 30% dei casi, mentre rappresenta un co-fattore in un altro 40% dei casi.

 

Per rendere facilmente comprensibili le situazioni che possono determinare una condizione di sterilità o di infertilità, occorre una breve premessa sulla fisiologia e sulla terminologia riguardanti la funzione riproduttiva maschile.
Nel testicolo ci sono sostanzialmente due tipi di strutture:
a) i tubuli seminiferi, in cui si formano e maturano gli spermatozoi;
b) le cellule interstiziali di Leydig, in cui viene sintetizzato l’ormone maschile per eccellenza, ossia il testosterone, responsabile dei caratteri sessuali maschili secondari, quali la disposizione pilifera, la muscolatura, il timbro della voce, etc.

Per studiare il grado di fertilità maschile, è indispensabile un’accurata anamnesi, in cui vanno presi in considerazione anche lo “stile di vita” (fumo, alcool, sostanze stupefacenti, ecc.) e l’eventuale utilizzazione di farmaci (ad es. steroidi anabolizzanti per attività sportive), che hanno tutti un impatto negativo sulla spermatogenesi e che quindi devono essere corretti. Lo studio della potenzialità fecondante si basa sull’esame clinico, anche in relazione all’età, ma soprattutto sullo studio seminologico, che deve essere effettuato in centri specialistici, dal momento che, malgrado le linee-guida del WHO (World Health Organization), a tutt’oggi non vi è ancora una standardizzazione soddisfacente per la valutazione dei parametri seminali, con inevitabili ripercussioni interpretative nella loro valutazione.  L’esame seminale deve essere eseguito almeno 2-3 volte, a distanza di 30 giorni l’uno dall’altro, per evitare indicazioni insufficienti dovute alla variabilità dei parametri seminali.
L’alterazione di uno o più parametri (concentrazione, motilità, morfologia e altri parametri “minori”) configura un quadro di dispermia di vario grado (lieve, moderato, elevato), che rappresenta lo specchio della potenzialità fecondante. Più in particolare, le voci più frequenti della terminologia “di gergo” in ambito seminologico:
a)  aspermia, ossia la mancanza dell’eiaculato;
b)  azoospermia, ossia l’assenza di  spermatozoi nell’eiaculato;
c)  oligospermia, ossia numero ridotto di spermatozoi;
d)  ipocinesi o astenospermia, ossia spermatozoi che non hanno una buona motilità, che è invece necessaria  per poter attraversare le vie genitali femminili e quindi fecondare l’ovocita;
e)  teratospermia, ossia spermatozoi con forma anomala.

La dispermia è pertanto responsabile di una riduzione più o meno marcata della fertilità; le cause sono numerose e  sono schematizzate a seguire.
Cause pre-testicolari (secretorie): si tratta di quelle situazioni in cui i testicoli sono potenzialmente normofunzionanti, ma manca la stimolazione da parte degli ormoni specifici. Sono queste le condizioni che meglio si prestano alla terapia farmacologica.
Cause testicolari: in questi casi sono le strutture testicolari ad essere alterate a causa di patologie di vario tipo, quali:
a) malattie genetiche;
b) criptorchidismo, ossia mancata discesa dei testicoli nello scroto;
c) orchiti infettive e post-traumatiche;
d) flogosi o infezioni del tratto genitale (prostatiti, vescicoliti ed epididimiti);
e) varicocele;
f) radiazioni;
g)immunità antispermatozoo;
h) malattie metaboliche;
i) neoplasie;
l) stress ossidativo, etc.
Le possibilità terapeutiche dipendono dal tipo e dalla gravità della patologia. Nei casi in cui il problema non sia risolvibile con la fecondazione per via naturale, si può ricorrere, quando è possibile,  a programmi di Riproduzione Assistita.
Cause post-testicolari (escretorie): in questi casi la formazione di spermatozoi è normale, ma nell’eiaculato vi è una condizione di azoospemia, dovuta all’ostruzione  delle vie seminali per cause congenite (fibrosi cistica)  o acquisite. In questi casi è possibile risolvere il problema con il prelievo di spermatozoi direttamente dai testicoli e successiva “fertilizzazione in vitro”.

Una condizione del tutto peculiare è costituita dalla “eiaculazione retrograda”. In questi casi lo sperma, anziché essere eiaculato all’esterno,  viene “dirottato” nella vescica urinaria. Ciò è dovuto ad una disfunzione dello sfintere uretrale, in seguito ad interventi chirurgici per la prostata o comunque  in ambito pelvico, nonché alla neuropatia diabetica. La risoluzione del problema fertilità si basa sul recupero di spermatozoi nelle urine (dopo masturbazione) e la loro successiva utilizzazione in programmi di procreazione assistita.

Prof. Fernando Mazzilli
Responsabile U.O.S. Andrologia
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