L’Influenza del clima sui disturbi PSICO-FISICI

Intervista al prof. Paolo Girardi
a cura di E. Alessandrucci - UOS Comunicazione, Marketing e URP

I cambiamenti climatici e le repentine variazioni di temperatura, divenute oggetto di studi e ricerche scientifiche, sembra siano spesso causa di una serie di fastidi che vanno da disturbi più banali, come quelli da raffreddamento, fino a disturbi più seri, riguardanti problemi vascolari, cardiaci e malattie del sistema nervoso (irritabilità, comportamenti aggressivi, insonnia, episodi depressivi e instabilità di umore).
Anche se alcuni aspetti inerenti alla relazione tra condizioni climatiche ed effetti sulla salute rimangono ancora da chiarire, dalle ricerche effettuate risulta un aumento nei mesi più caldi di alcuni eventi di interesse psichiatrico.

Questo dato è riscontrabile anche dalle segnalazioni dei Pronto Soccorso nazionali, che registrano negli ultimi anni un incremento dell'incidenza delle malattie mentali nel periodo estivo.
Esistono però delle sindromi che, a differenza di altre, migliorano proprio nelle stagioni più calde (primavera-estate), come nel caso del "disturbo affettivo stagionale" (DAS) o "Seasonal Affective Disorder (SAD)".
Il DAS, conosciuto anche come "winter depression", è una disturbo depressivo a ricorrenza invernale, che colpirebbe ciclicamente ad ogni inizio autunno. Infatti, si è riscontrato che alcuni fenomeni meterologici, tra cui principalmente l'alternanza delle stagioni (luce-buio o inverno-estate), incidono significativamente sul benessere personale dei soggetti più sensibili ai cambiamenti climatici.
I sintomi di questo disturbo, tipicamente autunnale, durante la bella stagione si riducono notevolmente, grazie alla maggiore densità dei raggi solari che stimolano la melatonina, ormone con funzione di "regolatore biologico" che influenza positivamente l'umore.
La luce solare svolge quindi un ruolo di importanza fondamentale per chi soffre di DAS, aiutando ad attenuare ansia e stress strettamente correlati alla depressione favorendo il benessere psicofisico.
Tale disturbo colpisce circa il 2-3% della popolazione dell'Europa centrale in una fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni, con una maggiore incidenza nelle donne.
Secondo gli specialisti, i soggetti che risentono della "winter depression" o depressione invernale in genere sono già predisposti alle alterazioni depressive.
Questo disturbo risulta essere facilmente distinguibile dagli specialisti rispetto alle altre sindromi depressive, grazie alle caratteristiche sintomatologiche differenti quali: gli sbalzi di umore, la frequente sonnolenza, l'eccessivo bisogno di carboidrati, l'aumento di peso, l'irritabilità e la scarsa concentrazione.
In questi casi è sempre consigliabile consultare uno specialista che possa valutare le cause e consigliare le terapie più idonee al caso.

 

A cura di
Emanuela Alessandrucci
UOS Comunicazione, Marketing e URP

RISPONDE
il Professor Paolo Girardi
Ordinario di Psichiatria, Sapienza Università di Roma
Direttore U.O.C. di Psichiatria, Azienda Ospedaliera "Sant'Andrea"

D. Quali sono i motivi per cui in determinate stagioni si registrano più casi di malattie mentali?
R. Preciserei innanzitutto che l'umore di fondo di ciascun essere umano manifesta fisiologicamente dei cambiamenti in relazione a svariati fattori. Tra questi, le condizioni dell'ambiente in cui si vive risultano determinanti. Per poter sopravvivere nell'ambiente non solo gli esseri umani, ma anche tutte le specie viventi hanno dovuto e devono fare i conti con l'alternarsi del giorno e della notte, dei cicli lunari e delle stagioni. La cronobiologia è la scienza che si occupa dello studio dei ritmi biologici, comprendenti principalmente i ritmi circadiano, settimanale, stagionale e annuale. Il ritmo circadiano (dal latino "circa", "dies [-ēi]"), così come tutti gli altri ritmi, riguarda tutte le funzioni organiche, tra cui quelle nervose, neurotrasmettitoriali, ormonali, cardiaca, muscolare, digerente e riproduttiva. Esso influenza completamente la fisiologia, il comportamento, la cognitività e il ritmo sonno-veglia, sia nell'uomo sia nei mammiferi. Nel contesto dei ritmi biologici, risulta fisiologico che l'umore manifesti cambiamenti e variazioni in relazione al fatto che sia giorno o notte, estate o inverno, inizio o metà anno.
D'altra parte, è indispensabile che i ritmi biologici (in particolare il ritmo circadiano e il ritmo sonno-veglia) siano regolari: una loro interruzione, modificazione o inversione è un vero e proprio fattore di rischio o fattore aggravante, sia per malattie organiche sia per disturbi psichici. Viceversa, alcune malattie organiche e alcuni disturbi psichici sono causa di alterazioni dei ritmi biologici, o comprendono nella loro sintomatologia un'alterazione di un ritmo biologico (ad es. del ritmo sonno-veglia). Già Ippocrate sottolineava l'importanza di un regolare ritmo sonno-veglia nei pazienti con malattie organiche, in particolare in soggetti epilettici. Già lui aveva evidenziato come questi pazienti "dovrebbero passare il giorno svegli e la notte dormendo. Un problema in questa abitudine è un cattivo segno... il peggio è quando il paziente non dorme né durante la notte né durante il giorno".
Le complesse interconnessioni tra i ritmi biologici e gli stati psicofisici sono a tutt'oggi da approfondire dal punto di vista della ricerca scientifica. La medicina del sonno è la branca medica che riguarda in particolare lo studio del ritmo circadiano e del sonno (proprio recentemente ho curato un trattato scientifico a riguardo [Del Casale A, Brugnoli R, Girardi P. Sleep Medicine: Clinical Practice. New York, Nova Science Publishers, 2013; pp. 369]).
Per quanto riguarda più direttamente la domanda iniziale, fin dall'età classica si riteneva che le alterazioni patologiche dell'umore fossero sensibili ai cambiamenti di stagione: Ippocrate riteneva che in autunno prevalesse la produzione di bile nera, responsabile della melanconia, ed in estate di bile gialla, causa della mania. Lo stesso disturbo bipolare è a sua volta una malattia ciclica, caratterizzata da fasi di umore patologicamente euforico - eccitato (episodio maniacale o ipomaniacale) e fasi di umore patologicamente depresso (episodio depressivo). Recenti studi epidemiologici hanno evidenziato che gli episodi depressivi presentano un chiaro incremento in primavera e in autunno, mentre gli episodi maniacali e ipomaniacali sono superiori in estate. In alcuni casi quasi inevitabilmente una sintomatologia depressiva durante l'inverno si alterna ad una forma di mania o ipomania estiva nello stesso paziente. Tali fenomeni in parte si fondano sulla fisiologica euforia che in base al ritmo biologico stagionale si manifesta all'inizio della stagione estiva.

D. Che cos'è nello specifico la depressione stagionale e come si riconosce?
R. Ho prima accennato brevemente al Disturbo Bipolare, che è inquadrato nosograficamente tra i disturbi dell'umore. Il Disturbo Affettivo Stagionale (DAS), che dal punto di vista psicopatologico potrebbe essere considerato come una forma di disturbo dell'umore meno grave, caratterizzato da sintomi umorali che si manifestano con l'alternarsi delle stagioni, con lievi episodi depressivi nei mesi autunnali ed invernali mentre in primavera e in estate il tono dell'umore è nella norma o tende verso una leggera euforia.
Tale disturbo compare più frequentemente in soggetti più deboli, tra cui i bambini e gli anziani, interessando maggiormente il sesso femminile (circa l'80% dei casi). Una stima accurata della frequenza del DAS è comunque difficile poiché spesso la sintomatologia non raggiunge livelli di gravità tali da richiedere l'intervento dello psichiatra. Alcune ricerche epidemiologiche hanno evidenziato che il 25% della popolazione generale va incontro a cambiamenti dell'umore, del ritmo del sonno, del peso e dell'attività socio-lavorativa con andamento stagionale e che in un quarto di questi soggetti i cambiamenti sono tanto accentuati da dar luogo ad un vero e proprio DAS.
Alcuni studi hanno suggerito che il DAS potrebbe dipendere da cambiamenti nella durata della luce del giorno. Diversi trattamenti sperimentali hanno evidenziato che la luce brillante ha un significativo effetto antidepressivo, che viene meno quando i soggetti non sono più esposti alla stessa luce.

D. Ci sono delle caratteristiche che accomunano le persone che avvertono il DAS?
R. Nel contesto di questa sindrome, durante lo stato depressivo i pazienti possono manifestare inizialmente ansia e irritabilità e successivamente apatia, mancanza di energie, disturbi somatici come dolori articolari e rigidità muscolare, cefalea, stipsi, difficoltà in campo lavorativo e nei rapporti sociali. Tuttavia, probabilmente il sintomo più tipico è l'ipersonnia: alcuni pazienti hanno necessità di dormire 16 ore il giorno e oltre e descrivono se stessi come degli orsi in letargo. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la durata del sonno in inverno è maggiore solo di 1-2 ore rispetto all'estate.
Più di rado si verifica un disturbo da sonno ritardato con marcata difficoltà di addormentamento la sera e di risveglio di mattino (Delayed Sleep Phase). Nel DAS, inoltre, l'appetito generalmente è aumentato ed è comune la compulsione ad assumere cibi dolci, con conseguente aumento di peso. Di solito i sintomi peggiorano nelle ore serali. Non sono rari i tentativi di auto-terapia con incremento dell'assunzione di caffeina e alcool, limitatamente al periodo invernale (per chi non incorre una dipendenza, rischio sempre da valutare quando si tratta di assunzione di sostanze psicotrope).
Per tutti i sintomi che ho elencato finora occorre sempre fare attenzione nel distinguere (diagnosi differenziale) un disturbo stagionale da altri disturbi psichici, come ad esempio i disturbi d'ansia o altri disturbi dell'umore, tra cui il disturbo bipolare e la depressione atipica.
La sintomatologia depressiva del DAS si risolve spesso nei mesi primaverili ed estivi, quando il soggetto recupera il suo normale tono dell'umore o addirittura vira verso una fase lievemente euforica. Nella storia premorbosa di pazienti di sesso femminile si può rilevare spesso la presenza di una sindrome premestruale, associata ad oscillazioni umorali in senso depressivo, che tipicamente peggiora in autunno-inverno e si attenua in primavera-estate.
Una forma attenuata di DAS è rappresentata dalla Sindrome Anergica Stagionale, caratterizzata da aumentato bisogno di sonno, difficoltà ad alzarsi di mattino, sensazione di sonno non ristoratore, astenia e mancanza di interessi, compulsione ad assumere cibi ricchi di carboidrati, aumento di appetito e conseguente incremento ponderale. Nei soggetti che manifestano questa problematica non si rileva la presenza di umore depresso, ma la sintomatologia può comunque essere sufficientemente grave da richiedere l'intervento medico.

D. Certi disturbi riguardano la sfera psicologica oppure subentra anche una questione di carattere fisiologico?
R. Come già premesso, negli organismi viventi numerose funzioni fisiologiche e molti parametri biologici hanno un andamento periodico. Variazioni ritmiche giornaliere, stagionali e annuali sono state osservate sia nella produzione di diversi ormoni (ACTH, cortisolo, GH, gonadotropine, prolattina, TSH, TRH e melatonina) sia nelle funzioni di neurotrasmettitori (serotonina, dopamina, noradrenalina).
Diverse ipotesi possono spiegare come l'alternarsi delle stagioni possa influenzare l'energia e l'umore, e soprattutto come mai ci sia maggiore tendenza a un sonno invernale più lungo. Il ritmo stagionale modifica la secrezione della melatonina, che aumenta in inverno, quando il fotoperiodo è più corto, e si riduce in estate, quando il fotoperiodo è più lungo (ipotesi del fotoperiodo). In inverno la riduzione della quantità e dell'intensità della luce provocherebbe una desincronizzazione del ritmo circadiano (ipotesi dello sfasamento). Inoltre, quando l'intensità della luce è bassa, l'ampiezza del ritmo circadiano della temperatura diminuisce con un aumentato rischio di depressione (ipotesi della bassa ampiezza del ritmo circadiano della temperatura).
Occorre chiarire ulteriori punti, perché anche se i sintomi tipici del DAS sono stati ampiamente documentati, ancora oggi non sono ben definite le sottostanti basi biologiche: gli elementi a nostra disposizione non sono sufficienti per considerarli una categoria autonoma rispetto ai disturbi dell'umore in generale, dei quali sembrano piuttosto rappresentare una sottocategoria con particolari modalità di presentazione e decorso. Proprio per questo, anche in relazione a una sintomatologia periodica stagionale, non vanno mai sottovalutati i fattori psicologici, relazionali, sociali, culturali e personali di ciascun paziente. Mi preme da ultimo ricordare che presso la U.O.C. di Psichiatria dell'Azienda Ospedaliera "Sant'Andrea" è presente un'ampia attività di ricerca scientifica che si integra con diversi ambulatori specialistici, tra cui quelli dedicati ai disturbi dell'umore, al disturbo bipolare e ai disturbi d'ansia.

Prof. Paolo Girardi
Ordinario di Psichiatria, Sapienza Università di Roma
Direttore U.O.C. di Psichiatria, Azienda Ospedaliera "Sant'Andrea"
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